Non so nemmeno se te ne sei accorta. Io ho finto di non capire quella parola pur sapendo che era una delle ultime volte che te l’avrei sentita pronunciare. Non so perché ma mi sono imbarazzato. Erano anni che non mi imbarazzavo davanti a te.
Il momento più brutto della giornata è dopo pranzo. Ansia. Tremore. Consapevolezza che forse era meglio non mangiare, non alzarsi nemmeno dal letto. Poi le chiacchiere, gli oggetti, le canzoni che parlano solo d’amore. Non credevo che l’amore fosse così importante. Non sapevo che tu fossi così importante. Parole inutili: “per te ci sarò sempre”; “chiamami quando vuoi”; “non voglio farti del male”. Un colore: il nero.
Dal momento che mi hai confessato, determinata come sempre, la voglia di non far parte più della mia vita, ma proprio un attimo dopo, sembra assurdo, abbiamo iniziato a parlare come due sconosciuti. Ci siamo sentiti due persone diverse negli stessi vestiti che ci eravamo regalati nei Natali trascorsi insieme. Abbiamo rescisso un contratto, rotto un rituale: non posso più toccarti, non possiamo più fare rutti, dire cattive parole o camminare in mutande l’uno davanti all’altro, sarebbe maleducato. E noi siamo due persone perbene, lo siamo sempre state e, nonostante tutto, continueremo ad esserlo.
altro che educato..stronzaaaa!! xchè m'hai lasciato!!!
RispondiEliminaE Pablo questa volta dov é ?
RispondiEliminaQuesto mi era sfuggito.
RispondiEliminaBellissimo.
B.
Gent.mo Simone,
RispondiEliminami faccio chiamare Ivy e scrivo fin da quando ero piccola... Da un pò di tempo ho deciso di aprire un blog con alcuni miei racconti e ho deciso di chiedere a Lei ed altri blog letterari un parere... Se è interessato, in caso mi farebbe comoda anche un pò di pubblicità. Ecco il link: http://scimmiettaivy.blogspot.it/.
Grazie mille, e complimenti: il Suo blog è davvero ottimo!
Ivy
P.S.: Morabito? Non per essere indiscreta, ma... E' forse di Reggio Calabria? :D
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