domenica 22 maggio 2011

L'economia del disordine

Sistemare i cassetti dove ci sono i vestiti, ti riserva sempre miriadi di sorprese, soprattutto quando non lo fai da diversi anni. Come per magia, dagli scompartimenti che stai svuotando, saltano fuori, solitamente, le seguenti categorie di cose: magliette che cerchi da mesi, costumi con i fiori, calzini dispari, mutande rosse e cinture discutibili. Talvolta, puoi trovarci anche oggetti che, in una casa perbene, non ci dovrebbero essere.
La cosa che a me risulta più difficile però, non è la mole di lavoro che sei costretto a fare: svuotare, dividere, organizzare e poi ancora piegare e ripiegare, ma quella di mettere via le cose che non utilizzo più da tempo. Vorrei conservarle tutte per ricordo. Ma qualcosa si dovrà pur buttare, altrimenti sarò costretto a uscire io dalla casa.
La questione “ricordi”, oggi, l’ho superata facilmente; mi sono avvicinato all' armadio e ho iniziato. C’era tanta roba che non metto più da anni in quei cassetti, come, appunto, quelle cinture discutibili di cui sopra. Ho svuotato tutto e appoggiato sul letto. Ho riempito due buste dividendo quello che avevo davanti in “cose da buttare” e “cose da donare” e, dopo una pausa, ho cominciato a risistemare iniziando a riporre all’interno del mobile quello che volevo tenere. Intimo nel primo cassetto; maglioni nel secondo; magliette a mezze maniche e qualche bermuda nel terzo;  tute, calzoncini, maglie da calcetto e abiti da sport, invece, li ho riposti nel quarto e ultimo scompartimento.
Mentre riempivo di nuovo i cassetti dei vestiti sopravvissuti all’eccidio, ho iniziato a rendermi conto che non sarei mai riuscito a infilarci dentro tutta quella roba in modo ordinato. Non era possibile! Erano meno pezzi ma occupavano più spazio. Come a dire che per combattere il traffico, un comune dovrebbe incentivare l’acquisto di automobili. Ma le auto non sono vestiti ed è anche per questo moriamo di cancro. In ogni caso, deve essere proprio in quel momento che ho capito che il disordine, a volte, almeno per quanto riguarda i vestiti, è più economico rispetto allo spazio occupato. In realtà lo definirei un disordine ordinato; nel senso, più brutto da vedere, ma fondamentalmente più efficiente. Con i cassetti in disordine, inoltre, i vestiti  non piegati si mescolano tra loro e, quando li indossi, sono già fatti l’uno per l’altro. La soluzione è stata che ho dovuto utilizzare anche parte di un altro armadio!
I ricchi, che si presuppone abbiano abiti adatti a ogni singola occasione e una quantità di vestiti di gran lunga superiore alla mia, sono costretti a scegliere quindi tra due filosofie di vita: la casa piena di armadi, o il disordine.
Io non ho invece alcuna possibilità di scelta: ho un solo armadio e non sono ricco.

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