1.1 Pablo è vivo
Pablo è un mio amico. L’ho rivisto dopo dieci anni e, sinceramente, avevo pensato più di una volta che non fosse più tra noi. Sono ormai più di cinque anni che ci incontriamo quasi ogni giorno. Non è che abbiamo tanto da dirci ogni sera, ma a volte ci incaponiamo in discussioni lunghe anche molte ore. E’ molto testardo, difficilmente cambia le sue posizioni ma è molto saggio. Per tutto questo tempo è stato per me una sorta di guru e, in verità, quando ho ascoltato i suoi consigli è difficile che io abbia sbagliato. Pablo ama i fagioli e compra il pane solo quando gli finisce. Pablo ha 85 anni.
1.2 Il motivo del nostro incontro |15 marzo 2006|
Ci pensi che miracolo sia incontrarsi..? Intendo dire, incontrarsi per la strada, su un pullman, allo stadio, a un concerto. Due persone che hanno vite, vizi e storie diverse, in un momento della loro esistenza si ritrovano nello stesso posto a fare talvolta la medesima cosa. Le ragioni di un incontro sono da ricercare nella storia personale di ognuno di noi: capire perché il nostro percorso di vita ci ha portati, ad un certo punto, a trovarci lì, in quel luogo preciso, a quell’ora precisa. E’ questo che voglio fare: passare tutta la notte a capire qual è il motivo del nostro incontro. Al mattino faccio colazione, mi lavo, mi vesto, cerco le chiavi, scendo le scale ed esco dal portone. Fra l’incastro dei miei tempi e fra quelli di un altro, nasce lo stesso incontro. Ma detta così, la cosa, risulta davvero riduttiva. Se non avessi avuto l’abitudine di fare la colazione, forse scenderei prima la mattina; stessa cosa vale per la buona abitudine di lavarmi. E che dire dell’orario? Quello, non l’ho quasi mai scelto io. Certo, potrei scendere in anticipo, ma non in ritardo! I miei orari, li hanno decisi dapprima i miei genitori (o chi per loro), poi le scuole, i vari istituti, le università che ho frequentato o i posti in cui ho lavorato. Stanotte voglio scavare nella storia recente e meno recente della mia vita per comprendere il vero motivo del nostro incontro. Nelle tue scelte e nelle mie, nella loro tempististica, che non è sempre una scelta ma è soprattutto una questione di attitudine, c’erano già i germi del nostro stesso incontro. Non è avvenuto per caso, anche se non avrei saputo come evitarlo. Non saprei come chiamarla, se coincidenza o destino. Se non avessi scelto quel tipo di scuola, se non avessi conosciuto le persone che me l’hanno consigliata, te ed io non ci saremmo incontrati, ne ora, ne la prima volta dieci anni fa e ne mai.
Non so se ti starai facendo le stesse domande. Ma io vado avanti.
Quante cose abbiamo fatto prima di conoscerci? Quante ne abbiamo passate prima di rincontrarci? Se cambiassimo un solo movimento del nostro passato, tu non saresti ora a fare quello che stai facendo e io non starei qui a scrivere di questo ragionamento-matrioska che più vado avanti e più mi confonde. Mi ha fatto piacere rivederti e sono molto felice che in futuro probabilmente tornerai a far parte della mia vita. Ci sto provando a tornare indietro con la memoria e sto tentando di capire come possa essere accaduto che entrambi ci trovassimo lì proprio in quel momento. Tutto quello che ho fatto da quando sono nato fino ad oggi pomeriggio, riconduce in qualche modo a quest’incontro; Dio solo sa di quanto è stata dura la nostra vita fino ad oggi, quante cose abbiamo guadagnato con fatica, quale sentiero tortuoso abbiamo attraversato per arrivare fino al momento in cui ci siamo ritrovati in quel tratto di strada. Ho lavorato inconsapevolmente venticinque anni per far sì che accadesse e, pensandoci, dico: rifarei tutto. Ci siamo incontrati perché siamo nati! Era in programma la nostra nascita come lo era il nostro incontro. Potrei, quindi, andare indietro fino al momento del concepimento, o ancora peggio, attribuendo il motivo del nostro incontro all’incontro rispettivamente dei tuoi e dei miei genitori, ripercorrendo la loro storia d’amore e il “il loro tempo”, fatto anch’esso di scelte, rinunce, sofferenze. Addirittura le ragioni si potrebbero ricercare nella vita dei nostri nonni. Se non ci fosse stata la guerra, ad esempio, i miei nonni non si sarebbero conosciuti. Quindi, se l’Italia non avesse fatto la guerra, io non sarei nato e noi non ci saremmo incontrati. Più ragiono e più capisco che le variabili sono così tante e che è riduttivo proprio in partenza questo discorso. E’ un disegno troppo grande da comprendere, una matassa troppo lunga da sbrogliare. Una cosa è certa: da quando l’uomo è comparso sulla terra, tutto è stato allineato in modo tale da concederci questo incontro. L’intera Storia del mondo al nostro servizio. Spero davvero che anche tu stia facendo delle riflessioni, perché, quando si incontra una persona, non è mai per caso, quell’incontro lo abbiamo costruito, lo abbiamo faticato, ce lo siamo meritato.
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