E’ uno di
quei giorni in cui tutto va storto. Tenete presente quando capite di esservi alzati
col piede sbagliato? Quando vi svegliate già stanchi perché avete sognato di scalare una montagna? Quando credete di
centrare la tazza e invece vi state pisciando sui piedi?
Oggi è uno di quei giorni. Parte male e finisce peggio di solito.
Sono le 18 e 40, sto andando a lavoro, ho fatto tardi e devo ancora fare almeno 800 metri a piedi. Non sono pochi considerando che di solito sono già lì da 10 minuti. Inizio sempre alle 18e30.
Ad un certo punto mi sento chiamare da due donne che sono passate un attimo prima dinanzi a me proprio mentre mi dimenavo per il ritardo.
La voce che sento, è una voce debole, fioca. Talmente piccola che pare lontana. Addirittura per un attimo la ignoro credendo che cerchi attenzione altrove. Poi mi giro. Capisco che questa donna, e l’altra donna che sùbito riconosco come la figlia, ce l’hanno con me.
“Oh mio Dio” penso. E’ tardissimo. Qualsiasi cosa mi chiede le dico di no. Sicuro mi cerca soldi. Purtroppo non posso permettermi di dare i soldi a ogni semaforo e ad ogni incrocio. Tra l’altro io non verso per niente in ottime condizioni finanziarie e faccio pure un lavoro che non mi gratifica. Ho deciso: mi giro per educazione ma ho già un bel “no” secco in canna.
Rallento il passo e mi volto verso di loro, ma in quella posizione tipica che si assume quando si è pronti per riandare via: il piede destro già in ripartenza che mira dritto alla meta. Nel mio caso il posto dove lavoro.
“...Signore, posso chiederle una cosa?”. Mi giro. ...Ecco ora gli devo dire “no”. ...Niente.
“Mi dica”. Non ce l’ho fatta. Con questo “mi dica” mi ha già fregato. Ma è tardi. Davvero non posso perdere un altro secondo. E poi ho litigato praticamente con tutti oggi. Non voglio più nulla da questa giornata. Voglio solo andare a lavoro e poi metterci una pietra sopra. “Signore non voglio soldi…, una busta di la..”. “NO!!”. Ecco. Ce l’ho fatta. Me ne vado!
Mentre finisco di pronunciare quel “no”, e lo ripeto più volte ma sempre a volume più basso, comprendo e faccio attenzione anche al proseguo della frase: “..una busta di latte per mia figlia”.
Oggi è uno di quei giorni. Parte male e finisce peggio di solito.
Sono le 18 e 40, sto andando a lavoro, ho fatto tardi e devo ancora fare almeno 800 metri a piedi. Non sono pochi considerando che di solito sono già lì da 10 minuti. Inizio sempre alle 18e30.
Ad un certo punto mi sento chiamare da due donne che sono passate un attimo prima dinanzi a me proprio mentre mi dimenavo per il ritardo.
La voce che sento, è una voce debole, fioca. Talmente piccola che pare lontana. Addirittura per un attimo la ignoro credendo che cerchi attenzione altrove. Poi mi giro. Capisco che questa donna, e l’altra donna che sùbito riconosco come la figlia, ce l’hanno con me.
“Oh mio Dio” penso. E’ tardissimo. Qualsiasi cosa mi chiede le dico di no. Sicuro mi cerca soldi. Purtroppo non posso permettermi di dare i soldi a ogni semaforo e ad ogni incrocio. Tra l’altro io non verso per niente in ottime condizioni finanziarie e faccio pure un lavoro che non mi gratifica. Ho deciso: mi giro per educazione ma ho già un bel “no” secco in canna.
Rallento il passo e mi volto verso di loro, ma in quella posizione tipica che si assume quando si è pronti per riandare via: il piede destro già in ripartenza che mira dritto alla meta. Nel mio caso il posto dove lavoro.
“...Signore, posso chiederle una cosa?”. Mi giro. ...Ecco ora gli devo dire “no”. ...Niente.
“Mi dica”. Non ce l’ho fatta. Con questo “mi dica” mi ha già fregato. Ma è tardi. Davvero non posso perdere un altro secondo. E poi ho litigato praticamente con tutti oggi. Non voglio più nulla da questa giornata. Voglio solo andare a lavoro e poi metterci una pietra sopra. “Signore non voglio soldi…, una busta di la..”. “NO!!”. Ecco. Ce l’ho fatta. Me ne vado!
Mentre finisco di pronunciare quel “no”, e lo ripeto più volte ma sempre a volume più basso, comprendo e faccio attenzione anche al proseguo della frase: “..una busta di latte per mia figlia”.
Ecco, io lo so che chi chiede l'elemosina spesso ti racconta delle bugie. Sono anche bugie che, se vogliamo, possiamo considerare a fin di bene. Lo sappiamo, lo sanno tutti. Ma allora, se è così, non capisco perchè, mentre mi incammino, e mancano ormai solo 300 metri all'arrivo, non faccio altro che pensare a quello che mi ha appena chiesto quella donna. Non era poi così tanto per me. Alla fine potevo pure comprargliela sta benedetta busta di latte per la figlia… Devo accelerare. Oddio che fiatone! Che ore sono? …Si, in realtà nella stragrande maggioranza dei casi è proprio così: chi ti chiede l'elemosina lo fa sempre per un motivo diverso da quello che ti racconta!Questa cosa mi fa vergognare di me stesso ogni volta che la penso ma è sicuramente così. Anche quella donna stava mentendo. Si. Non era di vitale importanza quella busta di latte. Ne sono sicuro. Si, si. Non mi pareva manco vestita malissimo ora che ci penso. Era solo una scusa affinchè io mi intenerissi e le dessi dei soldi. Magari anche di più di quello che può costare una busta di latte.
Ma perchè proprio a me? Cioè voglio dire, su quel marciapiede c'erano tante persone che, almeno da come apparivano, potevano permettersi molta più beneficenza del sottoscritto. Deve avermi preso per uno ricco forse. Mhà, mi pare strano. ...Ahhh, eccooo: mi ha semplicemente preso per uno che si
intenerisce! E io non mi faccio intenerire! No!
E’ stato sicuramente così. Chissà quanti soldi racimola ogni giorno. E io non ho abboccato. Meno male.
E’ stato sicuramente così. Chissà quanti soldi racimola ogni giorno. E io non ho abboccato. Meno male.
Pochi metri. Ok, le 18 e 53; sono
arrivato a lavoro. Ritardo record. E’ stata una serata tranquilla.
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