martedì 12 luglio 2011

I ceci non li volevo

Da piccolo mi sono sempre sentito dire: “mangia! Ai miei tempi io non avevo niente. Ringrazia Iddio”; “Io da bambino i giocattoli me li dovevo costruire”; “il pane è di ieri e non ti piace..? Io mangiavo il pane vecchio di una settimana e mio nonno lo affettava con la sega!”; “eh…quando io ero bambino tanti capricci non si facevano”.
Si! Bravi, eravate tutti dei piccoli Gesù bambino. E magari vostra mamma era anche vergine! 
Allora, se proprio volete saperlo, vi spiego io lo stato attuale delle cose e vi contringerò a pormi le vostre scuse per tutte le affermazioni che ho dovuto sopportare e prendere come "buone" nel corso del tempo.

Sono nato negli anni ottanta, cresciuto nei novanta e diventato uomo in questi famosi anni zero. Da bambino guardavo “Ciao, ciao” la mattina e "Bim-Bum-Bam" il pomeriggio. I films in prima serata iniziavano alle 20 e 30 e Pippo Baudo era molto più giovane.
Venne tangentopoli, venne Capaci. Ed io crescevo. Mi sentivo dire sempre che ero troppo schifettoso perché i ceci non li volevo. Alle soglie del duemila, a ridosso degli anni zero (un decennio da dimenticare a parte l’Italia campione del mondo e alcuni dischi dei Sigur ros), con dieci mila lire in tasca potevi sentirti veramente ricco. Poi è arrivato l’euro, la benzina è triplicata e la vita si è complicata.
Gli anni zero sono finiti. Ma la nostra generazione non esce da una situazione che più buia non si può. Pablo ha confermato quello che io pensavo da tempo: negli anni 50-60 e 70 i giovani erano molto più felici. Anche se non avevano la possibilità di studiare, vedevano prospettiva per la loro vita. Sceglievano Il/la  loro compagno/a e riuscivano a costruirla, certo con sacrificio; prima o poi però, ci si riusciva a fare anche una vacanza di un mese a Lucrino. 
Noi abbiamo avuto le biciclette, i videogiochi, i videoregistratori, la scuola calcio, il lettore cd. Probabilmente il nostro paese si è indebitato per permetterci tutto questo. Ora non abbiamo niente. Siamo laureati (e anche per la laurea ci vogliono sacrifici), informati, esperti di marketing, ingegneri aereospaziali; ma dinanzi a noi il nulla. Non possiamo sposarci, non possiamo avere figli. Viviamo nella costante paura di soccombere. Il vuoto lo riusciamo a intravedere, ed è soprattutto colpa vostra. 
Voi dovevate costruirvi i giocattoli, io devo inventarmi un’esistenza. Quindi smettetela di lamentarvi, chiedetemi scusa e ringraziate Iddio.

1 commento:

  1. talvolta per giustificare questo diabolico paradosso che hai abilmente raccontato molti ragazzi degli anni 80 pensano che la colpa è loro perchè non hanno saputo gestire al meglio il loro tempo. magari cercano esempi in epoche mai vissute e passano per questo come tristi e nostalgici perchè non riescono a guardare al presente e men che meno a costruirsi un futuro "serio".
    è facile guardare gli altri da un piedistallo da cui non si vuole scendere se non per i propri interessi. e anche chi non vorrebbe rientrare in questa logica perversa si deve trovare giocoforza ad affrontarla quotidianamente

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