Per me è passato solo
un giorno. Al massimo due. Domani potrei sentire il citofono suonare, scendere
e andare a scuola. O all’università. Non è cambiato niente, e invece è cambiato
tutto: per molti è arrivato l’amore, il lavoro, il matrimonio, alcuni di voi
hanno avuto anche dei figli. Non so se provo solo io questa sensazione di
smarrimento; insomma, quello che voglio dire è: quanto dura davvero un anno? E
dieci? E quindici?
Lo ripeto, per me non è cambiato niente. Nemmeno una virgola. Invece la Storia mi sta passando accanto e non me ne accorgo. Non me ne sto accorgendo, e questa cosa mi fa assai male perché ogni giorno mi ricordo di qualcosa o di qualcuno che non tornerà, che non mi verrà più a bussare: di una sensazione che prima c’era e ora non c’è più.
Lo ripeto, per me non è cambiato niente. Nemmeno una virgola. Invece la Storia mi sta passando accanto e non me ne accorgo. Non me ne sto accorgendo, e questa cosa mi fa assai male perché ogni giorno mi ricordo di qualcosa o di qualcuno che non tornerà, che non mi verrà più a bussare: di una sensazione che prima c’era e ora non c’è più.
Eppure, nonostante
questo mio essere disattento verso il tempo che passa, non mette in discussione
mai nemmeno una volta il mio sentirmi una persona sensibile e attenta…Ma posso
davvero ancora farlo?
La Storia mi sta
passando accanto e non me ne sto accorgendo, proprio come accade a Gep
Gambardella. Capisco perfettamente la potenza di quella scena: se torno con la mente a tutte le
cose successe mi ripeto che, semplicemente, non me ne sono accorto. Non me ne sono
accorto ma, nonostante tutto, ogni volta quelle stesse cose mi hanno appassionato, divertito, terrorizzato; e solo io so quanto tempo è passato in un
tempo che ora, anche a me stesso, sembra piccolo-piccolo-piccolo-piccolo. Insomma, per dirla con la Merini:
“Devo liberarmi del tempo e vivere il presente giacché non esiste altro tempo che questo meraviglioso istante.”
Io conto veramente di riuscire a farlo. E sicuramente anche voi.
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