
L’arrivo di Lavezzi al Napoli me lo ricordo benissimo: un’estate calda come questa, un "trofeo birra Moretti" giocato un po’ male, le prime critiche (si sa, Napoli è una piazza esigente), i miei ventidue anni, i suoi ventidue anni. Ha la mia stessa età il Pocho.
E poi quella partita di coppa Italia di metà agosto. Ero allo stadio. Il Napoli perdeva uno a zero contro il Pisa. Tra il primo e il secondo tempo, un ragazzino basso e anche visibilmente in carne si riscaldava a bordo campo ballando le canzoni che l’impianto del San Paolo passava. Palleggiava, rideva.
Riiniziata la partità, entrò. Schizzava come una palla pazza in mezzo al campo. Fece tre gol e passammo il turno.
Ho sempre ringraziato Iddio perché, quasi fortuitamente, mi ero ritrovato sugli spalti quella sera. Avevo visto la prima partita di Lavezzi al San Paolo da protagonista, i primi goal. Tornando a casa, Nicola ed io, sentivamo di avere assistito a una serata storica. Da quella partita il Napoli ha sempre migliorato i suoi obiettivi e, quando una squadra di calcio vince, tutta la città è di solito un po’ più allegra. Col tempo ci siamo sempre più convinti che insieme a gente come lui, Hamsik, Gargano (e dopo Cavani) avremmo vinto scudetti e coppe. Dovevamo solo aspettare.
Riiniziata la partità, entrò. Schizzava come una palla pazza in mezzo al campo. Fece tre gol e passammo il turno.
Ho sempre ringraziato Iddio perché, quasi fortuitamente, mi ero ritrovato sugli spalti quella sera. Avevo visto la prima partita di Lavezzi al San Paolo da protagonista, i primi goal. Tornando a casa, Nicola ed io, sentivamo di avere assistito a una serata storica. Da quella partita il Napoli ha sempre migliorato i suoi obiettivi e, quando una squadra di calcio vince, tutta la città è di solito un po’ più allegra. Col tempo ci siamo sempre più convinti che insieme a gente come lui, Hamsik, Gargano (e dopo Cavani) avremmo vinto scudetti e coppe. Dovevamo solo aspettare.
Caro Ezequiel, eccoci ai nostri primi 27 anni. Più ne passano e più le decisioni divengono difficili e ponderate. Abbiamo vinto una coppa Italia e, mentre tu l’alzavi, ricordando quella partita con il Pisa, e forse realizzando solo in quell’attimo di come passa in fretta il tempo, a tutti e due ci è scesa una lacrima.
Io resto a Napoli e tu te ne vai a Parigi.
Ti voglio bene Pocho, è stato davvero un onore vederti giocare.
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