mercoledì 28 settembre 2011

Diario di un cameriere.
Tavolo 17.

Fare i camerieri non è poi tanto male. Discutevo con Pablo di quanto sia nobile come mestiere e di quanto sia importante nella vita servire l’altro. Ma a prescindere da questo, che è un concetto fin troppo figo da esprimere, esistono delle caratteristiche molto più “tangibili” e paradossalmente ancora più fighe. La cosa più divertente è che quando arrivi al tavolo con la margherita, la bistecca al sangue o le patate fritte in un olio schifoso, per pochi secondi ti intrometti con prepotenza nella vita di quelli che sono seduti e che credono sempre che tu non capisca minimamente di cosa stanno parlando. Invece capisci tutto. 
Ci sono varie categorie di clienti. Solitamente Il padre divorziato con il figlio arriva verso le 20 e 15, la famigliola “felice” alle 21 e la coppietta che ha appena finito di fare l’amore si siede passata la mezzanotte. Quando c’è poca folla puoi ammazzare il tempo girando fra i tavoli e ascoltando le conversazioni di coloro che ingordamente mangiano.

Al tavolo diciassette, una sera, c’erano seduti un ragazzo e una ragazza: lui voleva arruolarsi e lei era molto contraria a questa cosa perché la lontananza, le armi e, probabilmente, la compagnia degli altri militari la spaventavano. Ma lui insisteva e diceva che doveva andare via di casa e che gli servivano i soldi. Fondamentalmente si percepiva dai suoi discorsi che non gli importava niente della carriera militare. I due hanno continuato a litigare accesamente fino all’arrivo delle pizze; poi il cibo li ha placati, il ristorante si è riempito ed io mi sono allontanato. Quando gli ho portato il conto, li ho trovati abbracciati e mi sembrato di sentire la ragazza che gli diceva: “spero proprio che non ti prendano e ti metta in testa di continuare a cercare un lavoro normale”. Questa frase mi ha colpito molto e non so perché mi sono sentito preso in considerazione. Ho pensato di avere qualcosa in comune col suo moroso: lui voleva arruolarsi e servire la patria, io, invece, servo i tavoli, faccio il cameriere; e, sebbene sia un mestiere nobile, non è il mio mestiere! Faccio il cameriere, ma non sono un cameriere. Lui è costretto a fare il militare, ma non sarà mai un militare. Così il mondo va a rotoli, ho pensato! Se i dottori FANNO i dottori ma non SONO dottori e gli insegnanti FANNO gli insegnanti ma non SONO insegnanti, i preti FANNO i preti o SONO preti? 
Che venga l’amore allora a salvarci! Che venga una donna che non ci faccia partire, che ritornino finalmente i tempi in cui ognuno di noi possa a risistemarsi in quell’angolo di universo dove neanche un capello risulti essere fuori posto.
Con pazienza, noi tutti, continuiamo ad aspettare.

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