venerdì 17 maggio 2013

Voglio fare il calciatore | Pablo è vivo


Oggi il pallone sembra più pesante del solito e c’è un sole che mi sta stordendo. Mi brucia qui, proprio in mezzo agli occhi. Giocare a calcio mi pare difficilissimo in questa calda domenica di maggio. La panchina dove siede il Mister (si fa per dire "siede") è situata solitamente in prossimità della linea del fallo laterale e, siccome faccio il terzino, ogni volta che giochiamo, per metà partita sono costretto a stare proprio sotto i suoi occhi. Lui urla in continuazione, con tutti. Oggi però ho l’impressione che lo faccia solo con me. Questa cosa mi dà un po' noia.

Intanto l’ala avversaria mi salta la prima volta: mi dribbla, mi supera in velocità e, quando pare che per un attimo io l’abbia raggiunta, mi sovrasta fisicamente.  Ecco, ora il Mister inizia di nuovo a gridare, lo so già. Se potesse ammazzarmi mi ammazzerebbe: “copriii!”; “fai la diagonaleee!”; “Morà non lo perdereee!”; “spingiii!”. Tutte queste urla mi entrano nel cervello come se fossero piccole picconate che centrano precisamente ogni neurone che mi appartiene. Il sole mi batte forte in testa ed io non so più che cazzo fare. Forse chiedo il cambio.
Prendiamo il primo gol. Poi il secondo. Il terzo è colpa mia. Lo so. Chiedo scusa a tutti. Ma il Mister se ne fotte delle mie scuse. E continua a gridare.
Intanto quelli corrono come i pazzi ed io arranco. Ma non è solo il sole. O forse sì, cioè spero di sì. Non lo so. Sono troppo forti comunque e non tocco più una palla. Sta di fatto che c’è qualcosa di strano in questa partita. Non mi sto divertendo. Non mi diverto più e ho la sensazione che questa giornata me la ricorderò per sempre. Voglio fare il calciatore, ma questa partita è un supplizio. Sto giocando malissimo e mi pare di non saper fare nemmeno più quelle cose che fino a ieri mi riuscivano facilmente. Non ce la faccio, non reggo più. Ho sete. Sete che mi berrei una coca ghiacciata. E voglio stendermi. Non so perché ma sento che questo è un momento importante per me. C’è qualcosa di strano in quello che sta accadendo. È la prima volta che mi succede, è la prima volta che provo questa sensazione. …Intanto ecco, prendiamo il quarto gol. Che squadra di merda che siamo! Oltre al Mister sento urlare anche i compagni di squadra e nella mia mente non c’è nient’altro che quella coca ghiacciata. Chiedo il cambio. Esco dal campo. Momento di felicità.

Vederli giocare da seduti in panca è tutta un’altra cosa. È bello vederli giocare. Se per un attimo riuscissi a dimenticarmi del caldo potrei anche divertirmi. Certi sono proprio fortissimi, qualcuno di loro ce la farà.
La partita finisce. Mi compro la coca, la bevo e me ne torno a casa.