giovedì 29 novembre 2012

Il ritorno di Maria



Ogni mattino litigare con te era divenuto un rito. Ma non che io scendessi di casa con quella idea. Anche se, in verità, non posso nemmeno giurare che non ci pensavo.  E' solo che ti ho sempre ritenuto una persona superficiale. Devo essere sincero.
Comunque non sapevo niente di te e nemmeno tu di me. Da quando mi porgesti la mano e ti presentasti: “piacere Maria”, abbiamo iniziato a litigare sempre con più confidenza.
Con te non poteva esistere alcun confronto costruttivo.
Non ho mai avuto nulla contro le persone di destra. Ci mancherebbe altro. Ma tu mi raccontavi sempre di una destra becera, di un berlusconismo ingiustificato manco fosse sceso Cristo dal cielo. Se c'è una cosa che non potevo accettare all'epoca era il berlusconismo ingiustificato, sì.
La questione politica, nella facoltà di lettere, era ed è uno degli argomenti cardine dalla prima alla ultima ora. Non solo per gli studenti. I professori spesso tendevano a manifestare, alquanto stupidamente ma allo stesso tempo fieramente, il loro marxismo. Una volta, durante una lezione di sociolinguistica, chiesi al professore che cavolo ci facesse un manifesto del partito comunista nell'aula multimediale. Lui mi rispose che ce l'aveva messo lui. E scherzando mi fece notare che, nel caso avessi avuto problemi, sarei potuto anche andare via. Aveva ragione Berlusconi: è tutto in mano ai comunisti.
Quindi fra una lezione e l'altra o nella pausa tutti fumavano. Noi invece litigavamo e fumavamo.
Al contrario di come accade ogni qual volta incontro Francesco, non divenivo impacciato e stupido nel parlare e argomentare con te, anzi. Mi incazzavo però; quasi dimenticavo che tu fossi una donna e mi rivolgevo a te in maniera tutt'altro che galante.
Non si parlava solo di politica eh! Maria mi raccontava spesso del suo ragazzo ideale e delle griffe che avrebbe dovuto portare per avere una qualche chance con lei. Ma tu guarda in che discorsi mi andavo a menare! Oggi avrei letto qualche pagina di un libro nella pausa, preso un caffè, che ne so avrei fatto una telefonata. Quanta stupidità tutta assieme. Tu scema dalla nascita ed io ancora più scemo che ti stavo pure ad ascoltare. La cosa bella era che tutti sapevano di noi. Una tiritera infinita ogni volta che stavamo vicini.

Quando ho saputo, qualche giorno fa, che avevi raccontato di me ad una amica in comune mi sono veramente sbalordito.
"Sai Simone...," mi ha detto quest'amica, "...ho trascorso del tempo con una persona che conosci abbastanza e mi ha parlato molto bene di te. Dice che sei un ragazzo sensibile e che ha un ricordo bellissimo di quegli anni passati all'università...".
Ho cercato veramente di farle capire che forse c'era un errore, che non ero io il Simone in questione. Invece no. Nessun errore. Il Simone in questione ero proprio io.
Sei ricomparsa prepotentemente nella mia vita proprio mentre io iniziavo a pensare finalmente ad altro; proprio mentre mi stavo abituando all'idea che Berlusconi se n'era andato per sempre e, con lui, anche quell'Italia insopportabile che tanto avevo detestato.
Devo ammettere però, cara Maria, che tu sei tornata in gran stile. Quello che hai raccontato sul mio conto è stata la conferma di quello che eri e di quello che sei rimasta.
...Parlare bene di me?! ...Come ti permetti?!